Il Caso Ghibli: fin dove può spingersi l’intelligenza artificiale?


Negli ultimi giorni il Web è stato travolto da un nuovo trend nato su CHAT GPT: utenti da tutto il mondo hanno iniziato a generare delle immagini in stile Studio Ghibli, lo storico studio d’animazione giapponese creato da Miyazaki.
Il risultato? Da trend si è trasformato in caso.
AI + GHIBLI = Meme… ma anche tante polemiche
Tutto è cominciato da un semplice prompt: “Genera un’immagine in stile Ghibli”. Cosa ne è venuto fuori? Una valanga di meme sarcastici, contenuti ironici, ma anche immagini che ricordano lo stile poetico e onirico dello Studio Ghibli.
Fin qui niente di nuovo! L’AI da tempo crea, imita e rielabora gli stili visivi di ogni tipo. Il problema, però, esplode quando ci si chiede: tutto ciò è lecito?
L’intelligenza artificiale nell’animazione: opportunità o minaccia?
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel mondo dell’illustrazione è un tema che è sempre più caldo.
Da un lato offre la possibilità di realizzare immagini complesse in pochissimo tempo; dall’altro rischia di minare il lavoro degli artisti che per anni hanno affinato uno stile, una tecnica del tutto unica.
L’accusa che in questi giorni vediamo più volte riecheggiare nei confronti di ChatGPT è se un trend come questo rappresenti una lesione o meno alla proprietà intellettuale e artistica di un autore.
A conferma di quanto l’AI stia ridefinendo i confini del settore, quest’anno è stato presentato “Twins Hinahima”, il primo film anime completamente realizzato in AI e diretto da Iizuka Naomichi. Durante il Nigata Animation Festival, il regista ha difeso la sua strategia con una frase destinata a far discutere: “L’animazione si è sempre basata sull’imitazione!”.

OpenAI e Altman e silenzio (quasi) totale
A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato Sam Altman, CEO di OpenAI, che ha aggiornato la sua immagine profilo con una versione AI-style ispirata proprio al mondo Ghibli. Nessun commento ufficiale, ma un chiaro messaggio: l’AI può fare anche questo e l’Ai deve essere di tutti. Di conseguenza, questa presa di posizione la possiamo intuire anche come un tentativo di Altman a rendere ancora più vicina l’arte alle persone comuni?!
Una risposta chiara al momento non c’è, ma la community degli artisti e creativi non l’ha presa proprio bene. Secondo molti,infatti, l’intelligenza artificiale rischia di distruggere il valore intellettuale dell’opera artistica.
Nel weekend Chat GPT ha inoltre aggiornato la propria privacy policy bloccando temporaneamente il prompt Ghibli, inizialmente generando immagini più grezze, poi mettendo un avviso sul problema del copyright.
Insomma, il dibattito è ancora acceso e una chiara direzione da parte di Open AI in merito non c’è.

Studio Ghibli e Miyazaki: cosa ne pensano?
Nemmeno lo Studio Ghibli ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma il pensiero di Miyazaki è stato piuttosto chiaro: “Disprezzo totale per le tecnologie che sostituiscono il lavoro umano.”.
Una posizione netta, che non lascia spazio a fraintendimenti.
Serve una regolamentazione?
Tutto ciò ci porta a una riflessione più ampia: l’intelligenza artificiale deve essere regolamentata?
Sicuramente sarebbe importante porre un confine più definito su dove e come possa addentrarsi l’intelligenza artificiale e dove no, ma una questione è certa: una regolamentazione di questa risorsa non deve essere in alcun modo posta come un freno all’innovazione; bensì come uno strumento volto a garantire l’incontro tra le massime potenzialità umane e quelle di un’intelligenza artificiale, senza violare diritti e libertà personali.
Dall’incontro e dalla cooperazione di entrambe, infatti, possiamo davvero raggiungere risultati eccezionali e allo stesso tempo, proteggere tutti quei diritti inviolabili che la nostra stessa costituzione garantisce.
Conclusione: è arte, plagio o libertà d’espressione?
Il confine è sempre più sottile e il proprio senso critico è diventato sempre più importante. L’AI è uno strumento potente, ma è nostro compito decidere come usarlo: per valorizzare la creatività o per ridurla a imitazione automatica, per alterare la realtà a proprio piacimento oppure a fornire supporto, a garantire maggior velocità o, ancora, a sostituire l’uomo in determinate mansioni o a dare nuovi modi di reperire delle informazioni.
E tu che da parte stai?